Crowdfunding: aprire un locale senza prestiti bancari - Maculan Arredo Bar
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Crowdfunding

Il Crowdfunding: come aprire un bar senza prestiti bancari e senza investire tanti soldi

Iniziare una nuova attività, soprattutto nel settore del food&beverage, non è impresa semplice ai giorni nostri. L’investimento iniziale richiesto è solitamente consistente e non tutti se lo possono permettere. Le banche sono sempre più restie a concedere prestiti, sopratutto se il richiedente ha già un mutuo o qualche forma di finanziamento. Oggi parleremo di una forma di finanziamento innovativa che ha preso piede negli ultimi anni: il Crowdfunding. Il termine inglese lo si può tradurre con “finanziamento collettivo”, che prevede la proposta di un’idea imprenditoriale sul web che può essere finanziata dal basso. Ciò significa che gli utenti possono aiutare il progetto con somme anche molto piccole che però possono contribuire alla sua concretizzazione.

Scopriamo come funziona il crowdfunding!

Una premessa: i vari tipi di crowdfunding

Si è detto che il crowdfunding è una forma di finanziamento dal basso, ma c’è qualcosa da aggiungere a questa definizione. Esiste una divisione tra:

  • reward based: raccolta di fondi, sotto forma di donazioni di denaro, che prevede una ricompensa o un riconoscimento. Ad esempio possono essere il prodotto che viene finanziato oppure un ringraziamento pubblico da parte dell’impresa.
  • donation based: un modello utilizzato in particolar modo dalle associazioni no profit per contribuire a progetti senza scopo di lucro.
  • lending based: prestiti di piccole somme di denaro a persone o imprese.
  • equity based: l’investitore diventa un vero e proprio azionista, pur contribuendo con una somma esigua. Una sorta di borsa dei valori, in piccolo.
  • ibride: più modalità di finanziamento.

Negli scorsi anni la formula “Equity” era strettamente legata al concetto di innovazione, soprattutto dal punto di vista tecnologico. L’idea doveva quindi essere prima di tutto comunicata in maniera strategica e funzionale al proprio scopo. A partire dal 3 gennaio 2018 questo strumento è stato esteso a tutte le piccole e medie imprese e non riservato solo a startup innovative che riuscissero a distinguersi per il loro contenuto tecnologico. Ciò significa che oggi è possibile aprire un locale con l’Equity Crowdfunding senza dover chiedere prestiti o finanziamenti bancari. Una realtà già molto diffusa all’estero. Esempio più lampante è “Brewdog”, un birrificio scozzese che, in cinque campagne di equity, sono riusciti a raccogliere più di 56 milioni di sterline, che gli hanno permesso di aprire 46 locali in tutto il mondo. Non solo: gli investitori hanno visto le proprio quote crescere di 28 volte.

Il Crowdfunding in Italia

Nell’ambito del crowdfunding l’Italia è stata il primo paese al mondo (in assoluto in Europa, negli USA esisteva già, ma con forti limitazioni) a dotarsi di una normativa che regolasse la materia. Il primo passo è stato il decreto crescita bis D.L n. 179, conclusosi poi con il regolamento della Consob con la delibera n.18592. A partire dal 2013, le modifiche del regolamento sono state molteplici visto anche il fatto che il decollo non arrivava a causa di norme restrittive, con conseguente impulso degli investimenti. Come già accennato dall’inizio del 2018, c’è stata l’apertura del mercato crowdfunding a tutte le piccole e medie imprese e non solo alle startup e pmi innovative. Oggi la situazione è di continua crescita: al 30 giugno 2018 si è arrivati a raccogliere 33,3 milioni di euro tramite l’Equity crowdfunding e 216,9 milioni di euro attraverso il Lending crowdfunding. Dati svelati lo scorso 17 luglio 2018 nel 3° Report Italiano sul Crowdinvesting dall’Osservatorio Crowdinvesting della School of Management del Politecnico di Milano. Valori tre volte superiori a quelli dell’anno precedente.

Equity crowdfunding: le migliori piattaforme in Italia

Il terzo report italiano sul Crowdinvesting ha svelato anche che attualmente in Italia sono 27 i portali autorizzati di equity crowfunding dove è possibile pubblicare la propria campagna e ottenere finanziamenti. I dati parlano di 231 iniziative, di cui 122 negli ultimi 12 mesi che hanno visto protagoniste 214. Ma il numero più incoraggiante è la percentuale, in miglioramento rispetto agli anni precedenti, del tasso di successo: oggi si aggira intorno al 67%. Nel report appaiono per la prima volta le pmi: 5,1%, con la modifica approvata solo a gennaio, contro l’84,6% delle startup innovative, attualmente padroni della scena senza ombra di dubbio. Attualmente le piattaforme più attive sono:

  • Crowdfundme: seconda per capitale finalizzato e raccolto con 6,8 milioni di euro, ma numero uno in quanto a campagne portate a termini e per numero di investitori.
  • Mamacrowd: detiene lo scettro di canale più redditizio con 9,3 milioni di euro. Nata nel 2016, la piattaforma è gestita da SiamoSoci.
  • Startsup: occupa il terzo gradino nel podio delle piattaforme che capitalizzano di più con 3,5 milioni di euro. È stato il primo portale in Italia ad essere autorizzato da Consob per la raccolta online di capitale di rischio da parte di startup innovative.
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